Politica

Governo del professor Conte populista? Parla l'esperto

Marco Tarchi è un politologo tra i maggiori esperti europei del 'populismo'. Il professore racconta anche quale futuro potrebbe attendere centrodestra e Pd

Il prof. Marco Tarchi e il futuro premier Conte

Il professore dell'Università di Firenze Marco Tarchi ha scritto molto su Lega e M5s ("L'Italia populista. Dal qualunquismo ai girotondi" e poi "Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo"). Tarchi insegna Scienza politica ed è considerato uno degli esperti più compententi sull'esaltazione demagogica delle classi popolari.

Dopo l'incontro con Mattarella il prof. Giuseppe Conte si è definito l'avvocato difensore del popolo italiano. Sono parole dall'indole populista? E poi secondo lei perché l'Italia deve essere difesa?

Sì, è tipico della mentalità populista esigere dai politici una completa disponibilità verso le domande che provengono “dal basso”, e lo è altrettanto ritenere che la società debba essere difesa dai molti nemici che la minacciano: dai “poteri forti” dell’economia e della finanza sino alla stessa classe dei politici di professione, che sono considerati autoreferenziali e propensi alla corruzione. Per non parlare degli “euroburocrati di Bruxelles” e, in generale, di tutti coloro che attentano alla sovranità della nazione.

Il professore è arrivato a Montecitorio in taxi, pagandolo. Anche questo è un gesto populista?  

Penso che ad ispirarlo sia stato piuttosto un desiderio di comodità. Arrivare a piedi sarebbe stato più in linea con lo stile M5S (si pensi all’autobus di Fico), ma avrebbe significato imbattersi in un fitto nugolo di giornalisti e operatori di ripresa: molto scomodo e sgradevole. Del resto, Conte per ora non dispone di auto blu né degli altri privilegi della carica.

Siamo quindi di fronte ad un primo governo di matrice populista: guidato da un tecnico ma sostenuto da Lega e M5s?

Si può dire così, anche se io ho sempre sostenuto che, se il discorso politico di Beppe Grillo esprime pienamente i caratteri della mentalità populista, la sua traduzione nelle azioni del M5S è parziale e contraddittoria. Quindi il MoVimento non può dirsi pienamente populista.

E' un tradimento per gli elettori di centrodestra che Salvini si sia alleato con i grillini?

Per quelli tuttora fedelissimi a Berlusconi, sì; ma, stando ai sondaggi degli ultimi tempi, che danno le intenzioni di voto per la Lega attorno al 25% e quelle per Forze Italia sotto il 10%, sono molti di più coloro che, pur avendo votato per le liste comuni del centrodestra, approvano le scelte che la Lega sta facendo.

È un po' difficile dirlo ora, ma qual è il futuro del centrodestra?

Tra Lega e Forza Italia le differenze di punti di vista sono numerose . Da un lato c’è una formazione populista che fa dell’intransigenza uno dei motivi della sua attrattiva sull’elettorato che è disposto a darle ascolto; dall’altro c’è un aggregato instabile, tenuto provvisoriamente insieme dal culto dell’ex leader di successo, che ha un’identità residuale e puramente negativa – prima anticomunista, ora genericamente antisinistra – sempre più anacronistica ed appare disposto ad ogni tipo di mediazioni e compromessi. Nel mezzo, Fratelli d’Italia appare incerto sulla posizione da prendere e si limita a sperare di poter ereditare un certo numero di elettori e qualche dirigente dal probabile sfaldamento di Forza Italia, soffrendo però della vicinanza tematica e dell’inferiorità numerica rispetto alla Lega di Salvini.

Ed infine il Pd, sempre che tutto vada come previsto, riuscirà a risorgere dopo la sconfitta del 4 marzo stando all'opposizione?

Penso comunque che se il Pd si collocasse all’opposizione possa fargli sperare di approfittare degli errori altrui e di far dimenticare i propri. L’innaturale partnership con i Cinque Stelle gli avrebbe assestato un ulteriore grave colpo, lacerandolo ancor più di adesso. E sia che Renzi e i suoi riescano a prevalere, provocando probabilmente un’altra emorragia di quadri intermedi e iscritti, sia che risultino minoritari, rendendo più concreta l’ipotesi – oggi già affacciata dai media – della costituzione di un nuovo partito più spostato al centro, il Pd rischia di uscirne con ben più di un’ammaccatura.


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