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Yerma di Federico Garcia Lorca al teatro Excelsior

Yerma è la seconda delle tre grandi tragedie di Lorca che già dal titolo - sterile, secca, arida - ci conduce nel dramma di una giovane sposa condannata a non avere figli. Ma Yerma è più di questo. Come osserva il traduttore, Lorca sente non già "il male di vivere, ma di non vivere, di non vivere per quanto grande è la sete". E così l'anelito ad essere madre è non solo naturale vocazione del sangue ma comprende l'irrinunciabile esigenza di realizzare la propria personalità e di trovare un senso compiuto alla propria esistenza, senza compromessi. Una sterilità che condanna alla solitudine estrema. Peccato. Peccato che quest'utero così creativo si sia fermato all'unica possibilità che, purtroppo in parte ancora oggi, la società contempla, senza concedersi di poter generare altro, di essere comunque madre facendo sbocciare fiori diversi ma non per questo meno figli.

La Compagnia dell'Orsa affronta questo ricchissimo testo con trepidazione e umanità, cercando di andare verso l'essenziale, verso quella verità di cui sono intrisi i capolavori di Lorca. Un viaggio sulle orme di Lorca che ci ha fatto incontrare con quella parte di noi che tutti, al di là di ogni epoca e di ogni cultura, condividiamo, quella parte legata ai sensi, ai desideri viscerali, ai bisogni più urgenti, al sangue, appunto, e alla terra.


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