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Sergio Monari e il Mito contemporaneo, la mostra nello Studio Tommasi

Torna a Firenze la scultura d'autore, con ODHR (che in antica lingua scandinava significa "il dono"), la personale di Sergio Monari a cura di Niccolò Lucarelli, ospitata nelle sale dello Studio Tommasi, e che sarà inaugurata sabato 10 giugno alle ore 18,30.

Lo scultore bolognese presenta una serie di nuove opere indicative della sua attuale fase creativa, finalizzata alla sintesi tra astratto e figurativo, l'oggetto e l'individuo, l'antropomorfo e lo zoomorfo. Un intero universo è parte del suo immaginario creativo, che fa riflettere sulla relazione tra ciò che conosciamo e ciò che è inconoscibile. Mentre ci confrontiamo con forme che esprimono e nascondono in egual misura, entriamo in contatto con i misteri della nostra stessa esistenza; nelle figure antropomorfe di Monari si percepisce l'essenza del Mito arcaico, portatore di una verità ancora non del tutto risolta; c'è un continuo specchiarsi in se stessi così come nella realtà circostante, Come ha scritto il prestigioso storico dell'arte Fred Licht, "nelle sue sculture, Monari realizza ciò che Cervantes raggiunge nella sua prosa: ci introduce in un reame d'immaginazione dove la metamorfosi è naturale attributo di tutta la realtà".

La sua produzione più recente costruisce soluzioni di stampo surrealista, creando movimenti scenici degni di una quinta teatrale, aprendo le sculture fisicamente e concettualmente, come scrive ancora Licht "il repertorio di Monari è notevolmente ampio. Accanto agli oggetti quotidiani mutati - lontani parenti degli objets trouvés di Duchamp - troviamo forme di esclusiva e autonoma immaginazione. Non assomigliano a nulla di ciò che conosciamo, ma riescono subito a convincerci della loro vivacità. Come gli "oggetti trasmutati", queste sculture portano dietro di sé un lungo e misterioso periodo di gestazione. Anch'esse, più che pianificate, sono state partorite. Non vi si trova nulla di deliberato o esclusivamente bizzarro".

La cifra dell'arte di Monari risiede nella sua capacità di creare opere, anziché, più semplicemente, di produrle; dalla materia scaturiscono figure straordinariamente espressive, le cui forme classiche possiedono anche una notevole tensione contemporanea, perché legate all'intimità dell'essere umano, a quella sua natura arcaica che ancora oggi ne origina emozioni, dubbi, paure. Le sue opere possiedono una dimensione simbolica e mitologica, e ognuna è l'archetipo di una realtà senza tempo, e quindi sempre contemporanea. Come nota il curatore Niccolò Lucarelli, "al pari della narrativa di Cesare Pavese, anche la scultura di Monari è disperatamente concentrata sul recupero del Mito: ma mentre lo scrittore langarolo ne cercò i significati e il compiersi ineluttabile - fondamento di una società il cui ordine appariva irrimediabilmente minato dal "dèmone della modernità" e dalla violenza che aveva ormai avvelenata la politica -, lo scultore bolognese vi estrapola l'essenza intima dell'individuo, quel carattere "soprannaturale" che l'umanità dei primordi ha per un attimo posseduto, in diretta comunicazione con il divino".


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