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Grazia Danti: "Femminile plurale"

Dal 28 novembre 2022 al 20 gennaio 2023, nella Sala Beatrice e nella Corte di Cosimo I di Palazzo Portinari Salviati in Via del Corso n. 6, l’artista fiorentina Grazia Danti espone 10 opere incentrate sulla donna, sull’essenza e l’universo femminile. Le origini di Palazzo Portinari Salviati risalgono a Folco Portinari, il padre di Beatrice, musa di Dante Alighieri e così, in questi spazi monumentali, la memoria di Dante e Beatrice si intreccia al potere delle grandi famiglie fiorentine.

La mostra, dal titolo “Femminile plurale”, s’innesta quindi in uno scrigno d’arte e d’architettura che è al tempo stesso luogo simbolico della grande storia di Firenze, nel suo cuore antico, a due passi dal Duomo. Grazia Danti nasce a Firenze, da una famiglia che vanta una lunga tradizione artistica. Moltissime le esposizioni dell’artista in Italia, Francia, Stati Uniti e Messico. Nel 2019 le sue opere sono al World Art Dubai, negli Emirati Arabi, e poi Firenze, Venezia, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Principato di Monaco.

Grazia Danti compie un percorso personale e artistico inedito, lavora tuttora nella moda e inizia a dipingere in età adulta, ispirata da una sensibilità notevole e un’innata versatilità che è ben rappresentata nelle opere selezionate per Palazzo Portinari Salviati. Tra esse spiccano volti e forme di donne, un femminile eterogeneo, ispirato da ricordi, vicende personali, suggestioni di luoghi, affetti, letture, riflessioni. Donne forti, libere, poetiche, seducenti, combattive, misteriose, dai tratti esotici, sono protagoniste indiscusse delle tele di piccolo e grande formato, realizzate con la tecnica dell’olio su tela e tela cruda.

Nella mostra “Femminile plurale” attraggono subito l’attenzione “Addio a Pearl Harbour” e “Dolce tepore” esposte nella Corte di Cosimo I e, successivamente, lo sguardo si posa su donne provenienti da luoghi lontani, dalla profondità dei paesaggi dell’Africa, dalla penisola arabica e dall’Asia, come in “Aspettando”, “Pensiero”, “Preghiera”, o “Donna iraniana”. Il trittico allestito nella Sala Beatrice, “Il sogno”, “Follia” e “Estasi” sembra formare un’unica opera, un’installazione appositamente ideata. Nei lavori eseguiti su tela cruda, come “Satisfaction”, Grazia Danti esegue pennellate stratificate e dopo aver distribuito il colore, lo toglie per poi aggiungerlo nuovamente, lo graffia, lo gratta, lo scalfisce, lo incide e aspetta che la pittura si secchi per intervenire ancora su di essa. Attraverso la ricchezza e l’eterogeneità dei valori cromatici, l’artista delinea forme sinuose, a tratti generose, a tratti spigolose, decise, perfino minacciose, come nell’emblematica “Donna iraniana”, dove è ritratta una “guerriera” dalle caratteristiche e personalità talmente forti da sembrare perfino un uomo, quasi un inno a tutte le donne a lottare per conquistare la propria libertà e indipendenza.

La mostra assume la valenza di un personale big bang emotivo e artistico insieme, in grado di suggerire come dal nero più cupo possa scaturire la rinascita, attraverso il colore e le forme che assume, mostrando così, al contempo, il percorso di maturazione di Grazia, come donna, come madre e come artista, tra similitudini e antitesi, fino all’autentica conoscenza del sé. Grazia Danti ha curato personalmente la presentazione delle opere e la loro relazione con lo spazio circostante, così come i rapporti delle opere e dello spazio con la luce delle Sale espositive, al fine di costruire effetti perfino teatrali ed è, infatti, una ricca scenografia, plasmata da tante emozioni, quella che si svela allo sguardo dell’osservatore.


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