Cronaca

Artigianato toscano, dopo il coronavirus scenario fosco: “Occupazione giù dell'11%”

Le previsioni dell'Ebret: “Più risorse e tempi celeri per la cassa integrazione”

Nei prossimi mesi, in seguito alla crisi innestata dal coronavirus, l'occupazione nel settore dell'artigianato toscano potrebbe calare fino al -11%. E' il fosco scenario ipotizzato in uno studio appena pubblicato dall’Ente bilaterale dell'artigianato toscano (EBRET).

“Anche l’artigianato toscano subisce pesanti ripercussioni a seguito della crisi innescata dal Covid-19: incidono negativamente il drastico calo della domanda, interna ed estera, il diffuso blocco dell’attività produttiva, il crollo della liquidità aziendale, ma anche, soprattutto in prospettiva, l’incertezza su tempi e modalità del pieno 'ritorno alla normalità'”, scrive in una nota il sindacato Uil Toscana, analizzando a sua volta i dati Ebret.

A fine marzo, attraverso la 'linea covid' costituita nell’ambito del Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato (cioè la “cassa integrazione” delle imprese artigiane), l'Ebret afferma di “aver autorizzato 4 milioni di ore di integrazione salariale a favore dei dipendenti delle imprese artigiane, pari a otto volte quanto complessivamente autorizzato nell’intero 2019, interessando oltre 15mila imprese e quasi 60mila dipendenti, per un importo erogato pari a quasi 26 milioni di euro”.

Gli interventi hanno riguardato principalmente i dipendenti della meccanica-installazione impianti (20mila lavoratori) e del sistema moda (13mila). A livello territoriale, i lavoratori interessati operano prevalentemente nelle province di Firenze (17mila persone), Prato e Arezzo (circa 8.500 ciascuno), e Pisa (6 mila).

Secondo le prime stime, sempre secondo quanto si può ricavare dal rapporto (che si può consultare per intero a questo link) “le misure di sospensione dell’attività hanno riguardato il 58% delle imprese artigiane (con dipendenti) ed il 53% dei relativi lavoratori”.

I settori maggiormente interessati dalla prima fase di lockdown sono stati quello dei servizi (chiusura dell’attività per il 78% delle imprese del settore), del legno-mobili (73%), della meccanica-installazione impianti (70%). A livello territoriale, ad essere maggiormente interessate dalla sospensione delle attività sono state invece Pisa (68%), Arezzo (67%), Pistoia (64%) e Lucca (63%).

A livello territoriale, l’impatto della crisi si rivela più accentuato nelle province di Massa Carrara (-35%), Siena (-34%) e Pisa (-34%); Lucca, Prato, Livorno e Pistoia fanno registrare cali di poco superiori al -30 per cento; mentre sono di Firenze (-29,5%), Grosseto (-27%) e Arezzo (-23%) le variazioni negative meno pronunciate.

“Quasi un’impresa su quattro (23%) prevede di ridurre i propri organici nel 2020, per una variazione occupazionale pari al -11,6%. Si tratta di un saldo netto negativo fra lavoratori in ingresso ed in uscita quantificabile in circa 13mila posizioni (fra dipendenti e indipendenti)”, si legge ancora nel comunicato.

Dal presidente dell’EBRET, Mario Catalini, anche un appello al governo: “Cambi passo. Tempi celeri e più soldi per la cassa integrazione, perché anche da una efficiente gestione degli ammortizzatori dipende la ripartenza del Paese”.


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