Psicologia: nel cuore della mente

Covid e vita digitale: rischio stress per le lunghe esposizioni al computer

L'analisi del dottor Loris Pinzani

Foto di Pexels da Pixabay

Non era possibile che non vi fossero ripercussioni in seguito all’enorme, spesso indispensabile, uso del web, necessario ma comunque gravosa. Appare dimostrato che questo attuale utilizzo, inevitabile ed esteso del web, porta a conseguenze che si ripercuotono nelle attività quotidiane: è appurato che esiste una difficoltà di concentrazione in seguito a prolungate sessioni di riunione online. Soprattutto che questa condizione aumenta significativamente il rischio nel corso di attività di guida di mezzi.

Già negli anni 70’ gli psicologi statunitensi si chiesero quale danno avrebbe portato l’utilizzo (per allora) smodato del computer. Già studi precedenti circa l’attenzione esercitata su tracciati digitali avevano mostrato come una incessante e protratta attenzione da parte dei piloti di aerei caccia portava ad evidenti conseguenze nella diminuzione dell’attività cognitiva a seguito dello stress accumulato.

In questo tratto della storia del pianeta non possiamo fare diversamente dall’utilizzare il web con frequenza ed intensità che in passato erano riservati solo a certi operatori, costretti a stare intere giornate davanti ad uno schermo. Da tredici mesi a questa parte, buona parte delle attività lavorative avvengono necessariamente davanti allo al PC; dalle riunioni all’attività pratica svolta in molti ambiti professionali. Per cui, è inevitabile che vi siano ripercussioni importanti dal momento che il Sistema Nervoso umano non è certamente adatto a dare attenzione incessante ed applicativa senza sosta ed in modo esclusivo e ristretto. Dobbiamo immaginare che oltre all’attitudine, all’abitudine ed alla resistenza personale, la parte pensante di ognuno è da immaginare come un enorme contenitore che non ha compartimenti diversificati, per questo ogni argomento di stress porta ad una stanchezza che si esprime in una perdita di attenzione generale, con i rischi del caso. Una volta di più dobbiamo ricordare che l’uomo ha limiti che si esprimono in ogni ambito, nonostante si adatti ad ogni contesto.

Per quanto riguarda gli studi che sono affiorati recentemente in quest’ambito relativamente all’osservazione della propria immagine nel monitor, il discorso è diverso, possiamo affermare che si tratta di aspetti che nell’ambito della studio del Processo Anevrotico svolti proprio a Firenze, sono stati approfonditi. Da essi emerge che per motivi specifici e noti di fisiologia psichica, osservare la propria immagine  in abbinamento alle altre della schermata nel corso del lavoro al PC comporta un’attenzione spontanea molto superiore a quella solita, anche non se ne avverte l’entità; questo determina una difficoltà in aggiunta alle altre della quotidianità attuale.


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